Io sono Kimba

Carla Mazzeschi

Io sono Kimba

Ciao, mi presento, mi chiamo Kimba e sono un…Golden Bretonato… così dice la mia mamma umana, perché secondo il veterinario io sarei nato da un genitore Golden Retriever e un genitore Breton.

…Forse…ma nessuno lo può sapere con certezza, nemmeno io che di razze non capisco nulla.

Sono nato il 15 marzo 2011…credo…ma nemmeno di questo sono certo…

Di sicuro sono nato in Spagna, a Malaga, dove noi cani per lo più siamo oggetti da lavoro. Tanti di noi vengono usati per la caccia e poi abbandonati o portati al canile per la rinuncia di proprietà. Sapete cosa vuol dire? Vuol dire che ci portano in un posto che chiamano perrera e che qui da voi in Italia sento chiamare canile, dicendo che non ci vogliono più, magari dopo tanti anni di fedeltà, pagano pochi euro e dopo due giorni se nessun altro ci vuole, un signore con un camice bianco ci viene a prendere e ci addormenta per sempre. Non importa se siamo giovani o vecchi, sani o malatissimi, lui ci addormenta per sempre. A me dormire piace, ma non so se mi piacerebbe dormire per sempre così presto perché ho ancora tante cose belle da fare con la mia mamma ed i miei fratelli umani.

Ad ogni modo, mentre ancora ero a Malaga e dormivo tranquillo al sole nel giardino della casa dove vivevo da quando ero nato, i miei umani hanno cominciato ad agitarsi tanto, ma proprio tanto, poi li ho visti piangere tutti vestiti di nero dietro una grossa scatola di legno che dei signori hanno portato via tutta coperta di fiori. Io cercavo il mio papà umano, ma non lo trovavo da nessuna parte, però doveva esserci da qualche parte perché perfino da quella scatola di legno arrivava il suo odore. Poi la casa è rimasta vuota e silenziosa…

golden retriever bretonQuando gli umani sono tornati ancora piangevano ma il mio papà non c’era tra loro. Io ho provato a consolarli dando una leccatina alle loro lacrime ma non credo di essere riuscito a consolarli tanto bene e forse questa cosa non gli è piaciuta, non devo essere stato bravo come avrei dovuto perché gli ho sentito fare quel nome che a noi cani fa tanta tanta paura…perrera…

Solo a sentire quel nome ho cominciato a tremare, mi sono fatto piccolo piccolo e mi sono nascosto in un cantuccio ad ascoltare i loro discorsi. La figlia del mio papà diceva che lei non poteva tenermi, che non c’erano altre soluzioni. Poi però ho sentito un’umana tanto dolce che abitava nella casa vicina a quella del mio papà e che quando mi incontrava mi faceva sempre tante coccole, dire che mi avrebbe portato a casa sua e avrebbe provato a trovarmi una nuova famiglia. Io non capivo cosa volesse dire, ma era sempre meglio della perrera che tanto spaventa noi cani.

Così mi ha portata da lei ed ha cominciato a farmi tante fotografie. Bhè, non doveva essere una grande fotografa perché non mi fotografava mai tutto intero, non fotografava mai il mio meraviglioso mozzichetto di codino (non so perché il mio papà me l’aveva fatto tagliare, forse per cacciare meglio), mi fotografava soprattutto il musetto. E poi scriveva scriveva scriveva al computer ma nessuno le rispondeva. Ogni tanto le veniva da piangere e diceva di nuovo quella brutta parola che a noi cani fa tanta paura…perrera…e io tornavo a nascondermi in un cantuccio.

Poi una sera ha cominciato a fare tanti gridolini di gioia e mi ha riempito di baci così ho capito che qualcosa di bello stava accadendo, magari aveva deciso di tenermi per sempre con lei.

Invece no… e dopo qualche giorno sono arrivate delle signore con un furgone con tante gabbie, e in ogni gabbia c’era un cane. Mi hanno messo in una gabbia che era ancora vuota ed ho cominciato un lungo viaggio che non sembrava finire mai. Ogni tanto il furgone si fermava e faceva scendere un cane, chissà dove finivano quei cani…ma tanti di noi hanno viaggiato davvero a lungo. Ero stanco, assetato, faceva caldo e mi scappava la pipì, non ne potevo più ed ero tanto in ansia perché non sapevo che fine avrei fatto e, quando il furgone si è fermato ancora una volta ed ho visto che ad una ad una tutte le gabbie venivano svuotate, ho cominciato ad abbaiare forte forte con tutta la voce che avevo senza mai smettere.

Devo aver abbaiato proprio nel modo giusto perché finalmente mi hanno fatto scendere, ma io ormai ero così agitato che ho continuato ad abbaiare ancora e ancora.

Poi ho visto un bimbo e una bimba con un signore ed una signora che mi guardavano ed ho cominciato a tirare forte per andare da loro senza mai smettere di abbaiare perché i bambini mi sorridevano e a me quel sorriso piaceva tanto. Il signore no, il signore mi faceva paura e non mi sono avvicinato. La signora mi ha guardato perplessa si è messa a ridere e ha detto <<Ma che cos’è? Non è un golden… Ok, fa niente. Bambini, lui è il nostro cane>> l’avevo detto io che non mi avevano fatto delle foto in cui si poteva apprezzare tutta la mia bellezza! Credevano fossi un golden ma io sono Kimba un golden bretonato!

 

Così mi hanno portato a casa ed è cominciata la mia nuova vita con questi umani.

La signora ed i bambini erano dolci e simpatici, così ho deciso che potevo fidarmi di loro e che potevano diventare i miei fratellini e la mia mamma umani, però avevano sempre gli occhi tristi... L’umano invece era proprio antipatico, mi ignorava anche se io cercavo di piacergli, oppure mi scansava come se fossi stato rognoso.

Anche con i miei fratellini umani e la mia mamma umana faceva così, li ignorava come se fossero stati invisibili o li scansava come fossero stati oggetti che davano fastidio. Spesso sentivo i miei fratellini piangere e l’umano gridare forte. La mamma si metteva in mezzo a loro pregandolo di smettere e lui la spingeva via.

Poi faceva ai miei fratellini e alla mia mamma degli scherzi che a me non sembravano per nulla divertenti… Lui diceva che scherzava ma loro piangevano… Come fanno ad essere divertenti degli scherzi che fanno piangere?

Io non sapevo come aiutarli, cercavo di fare il simpaticone con quell’umano sperando che diventasse simpatico anche lui, ma niente, anzi era sempre peggio.retriever breton

Così di giorno quando i miei fratellini erano a scuola e la mia mamma era in casa, mi accucciavo accanto a lei, che avevo deciso doveva essere la mia mamma per sempre e volevo lo capisse bene bene, le mettevo il musetto su un piede e la consolavo con le mie leccatine quando piangeva.

Poi quando tornavano la mia sorellina e il mio fratellino umani da scuola, mi mettevo nella loro cameretta e cercavo di fare il buffoncello per farli sorridere un po’.

La sera il mio fratellino umano aveva paura di dormire, così quando me ne sono accorto ho pensato che forse se mi sdraiavo vicino vicino a lui si sarebbe sentito al sicuro e così ho fatto. Tutte le sere guardavo negli occhi la mia mamma umana per essere certo che fosse d’accordo, lei mi sorrideva ed io allora salivo sul letto del mio fratellino e mi mettevo proprio vicino a lui. Così cominciava ad accarezzarmi e si addormentava. Io allora tornavo dalla mia mamma umana e mi addormentavo vicino a lei che da quando ero arrivato dormiva in camera con i miei fratellini umani, lontana da quel signore che la faceva tanto soffrire.

A quel signore dovevo stare proprio tanto antipatico perché un giorno mentre eravamo lontani da casa mi ha liberato ed ha cercato di allontanarmi, forse sperava che io scappassi e non tornassi più, invece io ho fatto una lunghissima corsa in mezzo a mucche e cavalli ma quando la mia mamma mi ha richiamato sono tornato subito da lei.

Poi un giorno quel signore tanto antipatico è uscito di casa e non è più tornato. Ho pensato che finalmente i miei fratellini e la mia mamma potevano essere sereni ma non è stato così perché ho capito che certe brutte storie non si dimenticano facilmente e ancora adesso, a volte quando è notte, il mio fratellino umano si sveglia spaventato tremando e piangendo, così la mamma ed io lo consoliamo e rassicuriamo fino a quando non si riaddormenta.


La mia mamma ha capito che sono un cane molto sensibile e ha voluto studiare con me per diventare insieme un binomio da pet therapy. Io non lo so cosa vogliono dire queste parole complicate…però mi è piaciuto tanto quando ho giocato con i bambini speciali di una scuola e ho visto che li facevo sorridere e riuscivo a far parlare anche quelli che non avevano mai parlato con nessuno. Tutti erano felici e a me piace quando riesco a fare felici gli umani. Mi piaceva davvero tanto, ma quando tornavo a casa poi la notte ero agitato e non riuscivo a dormire… La mia mamma umana diceva che forse ero troppo sensibile e così ha preferito smettere di fare quella cosa che chiamano pet therapy per non stressarmi troppo; però lei con me continua a giocare come prima e i miei fratellini umani, che intanto sono cresciuti e si sono perfino fidanzati, mi coccolano e fanno tanti complimenti.

Adesso viviamo tutti insieme in un’altra casa e con noi ci sono anche altri animali, 5 gatti, un cane e un’umana, con cui ho fatto amicizia. L’umana è la zia dei miei fratellini e quindi è un po’ anche la mia zia. Lei è una persona molto seria ma ogni tanto si diverte a…ballare con me. Avete capito bene! Lei mi dice <<Kimba, dance!>> balliamo insieme e lei dice che siccome non ho la coda invece di scodinzolare mi svito, e ride, tutti ridono e ridono fino ad avere le lacrime agli occhi. E mi piace vedere che posso farli piangere dal ridere…

Ecco questa è la mia storia… Ogni tanto penso alla mia vita in Spagna, soprattutto quando vedo i piccioni che mi fanno ricordare di quando andavo a caccia con il mio primo papà umano…e un po’ mi manca…ma sono sicuro che, ovunque lui sia, è felice di sapere che sto bene, sono tanto amato e ho anche tanti nuovi amici. D’altra parte come si fa a non amare un cane come me? ?

 

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