La Pet-Therapy

Benedetta Pallone

Anche questa volta colgo molto volentieri la proposta fattami degli amministratori del nostro fantastico gruppo, per parlarvi di un argomento a me molto caro, la “pet-therapy”.

Il concetto di “pet-therapy” sembra nascere la prima volta con  Boris Levinson, che nel 1953 tentò di curare un ambino autistico, che entrato casualmente a contatto con un cane nello studio del medico, non solo non mostrò alcuna paura nei confronti dell’animale, ma uscì momentaneamente dal suo isolamento, esprimendo il desiderio di poter rivedere l’animale, che fu utilizzato nelle sedute successive, sfruttando il rapporto di gioco fra cane e bambino e permettendo così al medico di  instaurare un buon rapporto con il bambino stesso.

Quello che comunemente viene chiamata “pet-therapy”, comprende in realtà diverse attività, globalmente indicate come IAA, ovvero Interventi assistiti dagli Animali.

  Ai nostri giorni, le tipologie di intervento (IAA, interventi assistiti con gli animali) sono molteplici:

 - AAA (attività assistite dagli animali): sono interventi di tipo educativo/ricreativo, con lo scopo di migliorare la qualità della vita; possono   essere proposte   a numerosi individui e non sono legate a vere e proprie terapie ((per esempio binomio cane-conduttore che si reca   con cadenza settimanale o bimensile   in una casa di riposo per anziani, case famiglia, carceri, etc);

 - AAT (terapie assistite dagli animali): sono interventi con obiettivi specifici predefiniti, in cui l’animale risponde a determinati requisiti ed   è parte integrante dell’intervento (es. fisioterapista assistito dal binomio cane-conduttore per accrescere l’autonomia funzionale di una   persona);

- AAE (educazione assistita dagli animali): il binomio cane-conduttore è parte integrante del trattamento e si ha una partecipazione attiva di professionisti del campo educativo (stimolare l’apprendimento di una lingua straniera o per insegnare per esempio vocaboli nuovi ad un ragazzo con ritardo cognititvo).

 I benefici degli IAA sono numerosi: sviluppano l’empatia, la capacità di focalizzare l’attenzione verso il mondo esterno, aiutano ad instaurare una relazione, favoriscono sentimenti di accettazione (l’animale, non giudica, accetta!),  favoriscono la socializzazione ed abituano al contatto fisico.

In Italia non esiste una vera e propria legislazione che regolamenti le IAA, ma negli anni sono state redatte delle linee guida ministeriali, recentemente recepite dalla maggior parte delle regioni, che danno indicazioni sul percorso formativo del binomio cane-conduttore.

I requisiti richiesti al cane sono la socievolezza, la prevedibilità, la docilità, la tempra e la ricerca del contatto umano.

In linea di massima tutte le razze possono essere adatte, compresi i meticci (purché non abbiano trascorso molto tempo in canile o come randagi, in questo caso non si può essere sufficientemente sicuri del vissuto del cane e quindi potremmo avere delle reazioni inaspettate in determinate situazioni).

Sono di solito preferite le femmine (per esempio in una situazione con più cani, i maschi possono entrare più facilmente in competizione), ma anche questa non è una regola fissa.

I corsi vengono organizzati da agenzie formative  regionali (per quelle regioni che hanno recepito le linee guida ministeriali) e si dividono in un corso base ed uno avanzato nei quali vengono affrontati diversi argomenti (riguardanti non solo il cane, ma anche nozioni base di medicina) e da esperienze  sul campo; al termine del corso, viene richiesto il superamento di un esame sia per il conduttore, che per il cane (che deve avere almeno 18 mesi per poter essere certificato) ed in caso di esito positivo, viene rilasciato un attestato che permette di svolgere le varie attività assistite dagli animali.

Il corso dura normalmente alcuni mesi (con lezioni nei week-end) ed ha un costo che va dai 1500 ai 2000 euro.

Io e Coco abbiamo intrapreso questo percorso a febbraio 2017, perché lei sin da piccola aveva dimostrato una sensibilità fuori dal comune, oltre che un grande equilibrio; a novembre abbiamo superato l’esame finale del corso e da gennaio stiamo portando avanti il nostro primo progetto in una residenza per anziani.

È davvero un’ emozione unica vederla “al lavoro”, dopo quasi tre mesi di attività, i residenti in questa casa non sanno ancora il mio nome, ma quello di Coco lo hanno imparato subito e ogni settimana ci aspettano con ansia. Ci sono volte in cui arriviamo e li troviamo praticamente tutti addormentati nelle loro poltrone, ma bastano pochi minuti per vedere comparire i primi sorrisi, le prime carezze ed è davvero una sensazione che scalda il cuore e ripaga di ogni sacrificio.


 

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