Essere un buon Leader

Alessandro Manduzio

Come essere un buon leader e farsi ascoltare dal proprio cane? Ma soprattutto cosa vuol dire veramente essere leader? Domande che si sentono molto spesso circolare negli ambienti cinofili, croce e delizia di varie scuole di pensiero e che questo articolo, non pretendendo di avere una risposta definitiva, proverà a delineare, tracciandone alcune qualità ed attitudini mirate a stabilire una corretta intesa partendo dal presupposto di non basarsi sul seguire meccanicamente rigide regole di comando ma provando ad aprire una finestra comunicativa sul proprio cane.

Il termine leadership deriva dall'inglese "to lead" (condurre/guidare) e dovremmo proprio favorire questa accezione del termine mirando alla comprensione di ciò che è giusto ponendoci come una guida da seguire emotivamente da vicino piuttosto che un capo da temere e tenere a distanza.

 

Un leader deve trasmettere sicurezza ed attraverso questo il cane riesce ad interagire con l'ambiente esterno in maniera molto più efficace esattamente come un bambino mostra di essere più motivato davanti alla risoluzione di un problema in presenza del genitore. Rifacendoci alla psicologia, più precisamente alla teoria dell'attaccamento di Bowly, potremmo sintetizzarli come quei comportamenti rafforzati dalle presenza e consapevolezza di avere accanto una persona ritenuta più esperta o saggia. In etologia negli anni 50 sono stati fatti degli esperimenti con macachi mostrando come il bisogno di avere un riferimento protettivo era una componente fondamentale ed istintiva e che, contrariamente a quel che si poteva pensare, slegato dalla sicurezza che poteva infondere la certezza di avere una fonte di cibo. Due cilindri con funzione di mamma artificiale, uno morbido e ricoperto di finto pelo, l'altro metallico adibito alla somministrazione del latte venivano sistemati accanto ai primati; i piccoli passava la maggior parte del tempo aggrappati al cilindro rivestito in peluche ignorando completamente il cilindro "fonte di cibo" e spostandosi solamente il tempo necessario per nutrirsi. Rispetto ai cuccioli che avevano avuto a che fare solamente con il cilindro per il cibo mostravano inoltre una propensione e sicurezza maggiore nell'esplorare gli ambienti circostanti. Nel mondo animale ci sono molti casi similari, basti pensare all'imprinting di un pulcino appena uscito dall'uovo ed ovviamente anche i nostri quadrupedi non possono essere da meno. Possiamo citare un esperimento del Dipartimento di Biologia Cognitiva del'Università di Vienna di pochi anni fa, dove in presenza di perfetti sconosciuti, i cani si mostravano più lenti e poco coinvolti nell'eseguire compiti specifici, cosa ben diversa se ad assistere alle prove o se semplicemente ad incoraggiarli c'erano i loro umani di riferimento.

leadership cane

Situazione ipotetica: ci avviciniamo al nostro cane che sta sgranocchiando una pigna o un pezzo di legno e proviamo a toglierlo dalla bocca con modi spicci. La sua reazione potrebbe non essere molto amichevole avvisandoci con un bel ringhio e dal suo punto di vista non avrebbe tutti i torti! L'azione proposta poco sopra è un'azione sbagliata nonchè avventata soprattutto se il nostro quattro zampe non ha una certa consapevolezza di quel che stiamo facendo. Un leader dovrebbe trasmettere fiducia attraverso i suoi gesti e le sua parole cercando al contempo di entrare nei meccanismi mentali del cane. Nell'esempio specifico, insegnare a lasciare oggetti piuttosto che sottrarli con la forza o il rimprovero (come fare lo possiamo vedere nell'articolo dedicato al RIPORTO https://www.goldenretrieveritalia.it/blog/sport-ed-attivit%C3%A0/il-riporto ), darà al nostro amico un motivo per considerarci non in competizione diretta per qualcosa, come potrebbe esserlo con un suo simile, ma in una posizione diversa e si fiderà di noi.

Il lascia,il vieni, il seduto, il resta, ecc ecc l'umano diventa un riferimento non solo infondendo la rassicurante presenza "genitoriale" ma anche come distributore di conoscenza attraverso richieste indirizzate al cosa vogliamo da lui in determinate situazioni. Adorano imparare, un momento dove sentono che l'attenzione del proprio umano è completamente rivolta a loro ed ogni azione premiata e soprattutto compresa è inoltre auto-rinforzante, diventando molto più efficace di qualsiasi punizione o rimprovero. Per diventare una figura di rilievo davanti agli occhi del cane non servono in sostanza diktat o chissà quali formule specifiche ma attraverso il gioco, la proposta di nuove attività insieme ed il contatto quotidiano, diventeremo fondamentalmente... interessanti.

In presenza di più cani? Se ci pensiamo, abbiamo il pieno controllo del momento della pappa, delle uscite, del riposo oppure di una semplice pallina tirata fuori da un cassetto per giocare 5 minuti, attrraverso noi passano le risorse fondamentali e poichè indubbiamente questo ci pone naturalmente in una posizione di vantaggio non significa che dovremmo usarla per rinforzare ancor di più la nostra figura di "comando" in special modo se in famiglia abbiamo anche più di un quadrupede.

Come nell'esempio del legnetto sgranocchiato un buon leader non ha bisogno di imporre nessuna privazione per farsi rispettare in quanto tale dal suo branco. Un interessante esperimento del dottor Friederike Range mostra come i cani abbiano un innato istinto nel riconoscere un trattamento ingiusto e reagire negativamente alla situazione e non necessariamente con questo volendo mettere in discussione il ruolo di nessuno. La prova consisteva nel fare eseguire un compito abbastanza semplice come dare la zampa ad un umano. Che la loro azione fosse seguita da un premio (cibo o complimenti) o che non venisse dato loro nulla tutti i cani si mostravano piuttosto partecipi sia in gruppo che presi singolarmente. Nel momento però che alcuni cani vedevano ricompensati sempre e solo determinati soggetti in sfavore di se stessi, iniziavano a smettere di collaborare rispondendo ad una situazione che percepirvano come disuguale ed ingiusta con comportamenti legati a stress e disagio.


Un buon "capofamiglia" meritevole di essere seguito viene quindi molto più facilmente considerato tale anche solo nel suo essere giusto con ogni membro.

Il cane, considerando le differenze di razza e carattere individuale, rimane un animale estremamente sociale e nella molteplicità di un branco è abituato a muoversi e ragionare, perfino quello più schivo. Una leadership che si rispetti verrà seguita se riusciremo ad emanare sicurezza piuttosto che paura, trasmettere pazientemente insegnamenti piuttosto che impartire ordini e focalizzandoci sul premiare le azioni considerate corrette piuttosto che punire quelle sbagliate. Non saranno quindi neppure le tonnellate di premietti a farci adorare dal nostro amico oppure a non farlo tirare al guinzaglio (IL MIO CANE TIRA AL GUINZAGLIO) ma sarà sempre una questione di attitudine, l'autorevolezza ripaga più dell'autorità.

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