Dare un nome proprio al mio cane
Siamo umani, ci riconosciamo attraverso i nostri nomi e cognomi ed interagiamo con i nostri simili distinguendoci attraverso questi. Il nome se ci pensiamo è un qualcosa di definitivo che ci portiamo fin dalla nascita e determina il nostro essere in molte situazioni nell'arco di tutta la vita. Vale la stessa cosa per i cani? Iniziamo con il dire che un nome dato al nostro quadrupede (un articolo che aiuta nella scelta lo potete trovare QUI ) non è un qualcosa da sottovalutare, proprio perchè definitivo anche per loro, nomi troppo articolati o lunghi non sono sicuramente il massimo della praticità se vogliamo che il nostro amico ci ascolti e capisca al volo, in una sequenza di richieste è infatti importante prima di tutto la comprensione del fatto che ci stiamo dirigendo a lui.
Nella loro mente le parole che pronunciamo giornalmente non hanno ovviamente lo stesso valore e complessità astratta, possono però essere in grado di attribuire un significato ai vari suoni che noi emettiamo e quindi riuscire a ricreare nel loro cervello alcune associazioni dirette, il tutto attraverso la costanza e la ripetizione delle stesse. Chaser è stata una famosa Border Collie della Carolina del Sud che nel corso della sua vita è stata in grado di imparare e riconoscere quasi 1000 vocaboli diversi, un record ancora imbattuto!
Il primo suggerimento da prendere in considerazione deve dunque tenere conto che, se il nostro cane è capace di riconoscere ed attribuire un significato ad un preciso oggetto o azione, il primo e più importante "suono" da metabolizzare dovrà essere il concetto stesso di nome proprio e dovrà essere relazionato con un qualcosa di preferibilmente positivo e piacevole. Quindi anche se presi da un momento di rabbia o frustrazione, evitiamo in determinate occasioni di usare il suo nome come se fosse un rimprovero, ma associamolo in ogni caso ad un tono pacato, questo aiuterà con il tempo a non creare un'associazione negativa. Usare il nome al posto di una sgridata (.MAX!!!!!) potrebbe abituerlo a percepirsi costantemente nei guai e magari ad essere un po' riluttante al solo sentirlo anche in altre occasioni. Chiamare un cane serve in fondo per catturare la sua attenzione o predisporlo a ricevere un'altra richiesta (Max ..seduto Max... vieni), per mostrare la nostra disapprovazione di fronte ad un comportamento indesiderato si possono associare altre parole (no, basta, stop ecc ecc) con tono fermo e deciso.
"Max, ehi Max... Max fermo! Max mi ascolti? Max!" Ecco un altro errore nel quale spesso si cade. Ripetere in continuazione il nome per ottenere attenzione toglie importanza e significato allo stesso che diventa solo un noioso rumore in sottofondo quasi come una cantilena. Se il nostro cane non ci ascolta è evidente che stiamo sbagliando approccio, qualsiasi vocabolo appreso, incluso il proprio nome ha una reale efficacia e valenza se detto una sola volta ed in maniera molto chiara, evitiamo di insistere ma impostiamo il nostro training su questo.
Nomignoli, vezzaggiativi, storpiature del nome possono essere usati al limite come nome "secondario" e nella maniera appropriata possono essere codificati dal cane come un chiaro messaggio che aiuta a decifrare il tipo di situazione ed il tipo di risposta da dare. Per capire la differenza immaginiamo un alunno a scuola chiamato con il suo nome completo per svolgere un esercizio alla lavagna e lo stesso chiamato con un diminutivo da suo nonno per giocare una partita a carte. A livello ovviamente meno articolato anche nel cane, nomi diversi appresi in situazioni diverse (giocosa/seriosa) possono quindi condizionarne l'approccio e relativo comportamento.
Su altri vocaboli da insegnare qualche consiglio in questo articolo Comandi di base, uno sguardo generale
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