SEMPER FIDELIS (seconda parte)

Alessandro Manduzio

Continuiamo la nostra opera di riscoperta omaggiando il cane come compagno e simbolo di abnegazione che avevamo iniziato con l'articolo intitolato SEMPER FIDELIS  aggiungendo una seconda parte citando altri esempi legati dallo stesso filo conduttore a quattro zampe. Storie, che indipendentemente dal numero dei suoi spettatori, sono ritenute meritevoli di essere tramandate nella suggestiva tridimensionalità di un'opera scolpita, una targa o soltanto una epigrafe il cui scopo è sempre lo stesso, raccontare per non dimenticare.

 

LAMPO

Siamo negli anni 50 di una Italia che lentamente si sta risollevando dai disastri della guerra, periodo di fame ma certamente di buoni sentimenti. La storia di questo cane ha inizio in Toscana , per la precisione a Campiglia Marittima. Un giorno qualunque da un vagone di un treno qualunque il nostro amico giunge in questa stazione. Non si sa bene da dove arrivi ma non ci mette molto a guadagnarsi la fiducia del capostazione e della sua famiglia. Come nelle migliori favole il cane girovago si stabilisce nella zona, nutrito e benvoluto diventa in breve la mascotte e proprio per la sua improvvisa apparizione viene chiamato Lampo. A furia di vivere tra ferrovieri il cane impara orari ed a riconoscere tipo di treni ed usarli per spostarsi accompagnando la figlia del capostazione in treno a scuola, ritornando in autonomia e non disdegnando neppure qualche escursione in solitaria ma ritornando sempre e comunque nel gabbiotto del suo capostazione. I suoi viaggetti però non trovano il consenso delle Ferrovie dello Stato che cercano più volte di allontanarlo spedendelo in destinazioni sempre più lontane ma senza risultato, per quanto un treno lo portasse forzatamente più distante lui riusciva sempre a trovare la maniera per prenderne un altro e tornare nella sua stazione. Dopo 8 anni di questa vita purtoppo una sera, muovendosi tra i binari che pur conosceva bene, non riesce ad evitare un treno in manovra che inesorabilmente pone fine alla sua vita. Passeggeri abituali, macchinisti, la sua famiglia adottiva, tutti nella stazione sono colpiti dalla sua scomparsa improvvisa ed in ricordo del piccolo cane ferroviere venuto dal nulla, decidono di rendere immortale la sua permanenza alla stazione con una statua che ne raffigura la posa con la zampetta alzata, sottolinenado per sempre la sua amichevole disponibilità verso i passeggeri che ha incrociato e magari aiutato a non perdere la coincidenza!

balto

 

BALTO

Ci sono animali che esattamente come alcuni uomini, si sono guadagnati il privilegio di essere immortalati nel bronzo di una statua superando simbolicamene il concetto classico di eroe ma rimanendo nella leggenda a pieno titolo per quel che hanno rappresentato. La storia di Balto inizia nel 1925 quando una epidemia di difterite esplode nella cittadina di Nome in Alaska. Con la scorta di siero più vicina ad Anchorage, distante più di 600 miglia e per le proibitive condizioni climatiche, raggiungere il luogo con qualsiasi mezzo sembra una impresa impossibile, gli unici in grado di muoversi agilmente non risentendo delle basse temperature (media di - 40 gradi), neve e ghiaccio sono i cani da slitta adibiti alla consegna posta. Una staffetta di vari gruppi di cani si dipana lungo tutto il percorso insieme ai più abili ed esperti guidatori di slitte, succedendosi in una vorticosa corsa contro il tempo. Ancora una volta il binomio uomo e cane si mostra in tutta la sua magnificenza! Balto, un Husky senza particolari abilità e soprattutto senza neppure essere il cane leader della sua muta riesce sorprendentemente a concludere la corsa riuscendo nell'ultimo tratto anche a correggere il percorso. In ricordo della vicenda e di quest'ultimo cane, forse protagonista un po' inatteso e scelto dal caso, ma non per questo meno importante, che a New York, più precisamente a Central Park, campeggia fiera ed indomita la figura di un Husky, l'ultima riga della dedica sotto la statua recita parole che tutti noi amanti dei cani conosciamo già: Resistenza Fedeltà Intelligenza .

canelo

CANELO

Facciamo un nuovo balzo temporale, questa volta in avanti e per questa storia approdiamo nel sud della Spagna, più precisamente Cadiz, per raccontare la storia di Canelo. In realtà è un racconto molto semplice e diretto, parla di una amicizia fedele, schietta e senza fronzoli come solo un cane è in grado di mostrare e provare. Un trovatello diventa il compagno di un uomo, sono amici inseparabili, uno l'ombra dell'altro, tanto che il cane lo accompagna perfino all'entrata dell'ospedale, meta che, per motivi di salute, il suo umano è costretto a visitare periodicamente. Un giorno però da quel maledetto ingresso l 'uomo non fa più ritorno. Canelo non si perde d'animo e giorno dopo giorno ritorna davanti l'ospedale in attesa, aspettando ed osservando speranzoso, in cerca di quel volto familiare che lui non sa essere passato a miglior vita. Pian piano la gente del posto viene a conoscenza della sua storia ed in qualche modo viene nutrito ed anche benvoluto dalla comunità, diventa il cane di tutti, per strada se la sa cavare ed ogni tanto, quasi per ricambiare le attenzioni, si concede qualche giro nei dintorni che però si conclude inesorabilmente davanti all'ospedale Puerta del Mar. Ricordate le parole incise a Central Park? Resistenza, fedeltà, intelligenza.

Passano settimane, mesi e passano gli anni...12 lunghi anni.

Nell'inverno del 2002, attraversando la strada con passo sicuramente più incerto dovuto all'età, Canelo viene investito ed ucciso da una macchina che poi si da vigliaccamente alla fuga. La cattiveria umana in tutta la sua crudezza irrompe prepotentemente in questa storia. La città di Cadiz però non dimentica uno dei suoi concittadini, anche se a quattro zampe, e gli dedica una targa in suo onore ed un via attigua all'ospedale.

 

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Una rara immagine di Canelo, lui placidamente aspettava con fiducia... Resistenza, fedeltà, intelligenza

canelo 3


 

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