Studio su Trumler

Luca Claudio Picchi
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16 minuti

Da A Tu per Tu con Il Cane.

Eberhard Trumler nasce nel 1923 e diventa l’allievo prediletto di Lorenz, il quale  gli riconoscerà la sua superiorità nella conoscenza dei cani, arrivando a dire: “Ritengo di conoscere bene i cani e ho perfino osato scrivere un libro divulgativo su questi animali. Trumler però li conosce incomparabilmente meglio: leggendo il suo libro (a tu per tu con il cane) ho costantemente provato un senso di meraviglia, anzi di vergogna, constatando quanti particolari egli ha osservato e analizzato nel loro significato, che mi erano noti, ma che io avevo visto e non visto nello stesso tempo”.

D’altro canto Trumler è un pazzo che vive per 30 anni in un bosco con una sessantina di cani per cercare di capirli, che dilapida il suo patrimonio per mantenerli, disinteressandosi del mondo esterno, fregandosene di mettersi in mostra, scrivendo una quindicina di libri sulle sue osservazioni, senza promuoverli ed oggi i due unici libri tradotti in Italiano sono introvabili e, così modesto da iniziare un suo saggio, “A Tu per Tu con il cane”, con un singolare insuccesso riproduttivo di cui parleremo in seguito!

Dopo avere specificato che oggetto delle sue ricerche è il “comportamento originario, che la natura, non influenzata dall’uomo, ha “instillato” nei suoi cani selvaggi prima che l’uomo, appunto con la sua arte dell’allevamento, “correggesse” l’opera della natura creando le razze canine a piacer suo”, specifica infatti che i cani, o meglio le razze canine sono così tante e così diverse fra loro che non ha senso studiare una razza selezionata dall’uomo che ha “modificato” oltre la forma anche la natura del cane.

Però per non dare nulla di scontato inizia il suo racconto parlando di un suo cane, Stina, e conclude dopo avere narrato dei suoi inutili tentativi di insegnarle qualcosa di “umano” che: “Quello che è capitato a me con Stina può succedere anche a un lettore di questo volume, che allora, osservando il proprio cane e scuotendo la testa, riporrà con un gesto di rassegnazione tutti i libri sui cani – compreso il mio – e esclamerà: tutto falso! Né io sarò in grado di contraddirlo, almeno per quello che riguarda quel cane, il suo cane”.

Studioso, modesto e schivo, avendo dato solo un’intervista in tutta la sua vita è stato apprezzato nel mondo scientifico il quale ha  ampiamente saccheggiato i suoi studi, senza quasi mai essere citato.

Premetto quindi, come fa l’autore, che i canidi che ha studiato per trenta anni sono stati tutti estremamente “antichi” semi selvatici ed in particolare dingo, cani da alce e sciacalli, perché l’osservazione fosse la più vicina possibile al cane primitivo.

I cani da alce o meglio Elkhound, sono cani che discendono dai cani delle torbiere risalenti all’età della pietra e delle paludi, atti alla guardia dei primi insediamenti primitivi. Questo cane viene adoperato da circa 2000 anni nella caccia all’alce, grosso cervide di 700 kg, con un palco di corna da paura, nella prima fase come cane da cerca, e cercatore di pista, e quando, dai segni di eccitazione, comunica che l’alce è vicino, come cane da seguito. A questo punto viene lasciato libero e scatta all’inseguimento e, una volta raggiunto l’alce, lo “inchioda” abbaiando in attesa del socio amico. Cane atletico, forte coraggioso ed allevato nella natura per la natura, sconsigliatissimo come cane da compagnia! La sua selezione è rimasta immutata per millenni perché cane da caccia!

I dingo invece sono una specie antichissima di cani primitivi giunti in Australia al seguito di popolazioni asiatiche, in canoa fra gli 8 e i 10 mila anni fa e poi sparsisi  per tutto il continente. I dingo, come molte razze artiche, hanno una caratteristica sconosciuta nel lupo e cioè la coda a sciabola, cioè un emblema che il lupo tende invece a celare e vedremo poi perché.

L’autore da anche una spiegazione del motivo per il quale la sua ricerca sia partita da questi cani invece che dal lupo stesso, quale antenato del cane: intanto perché anche il lupo non esiste come entità unica, essendo già stata fatta una classificazione in 21 sottogruppi, anche con notevoli differenze fra loro, sparsi in tutti i continenti meno l’Australia; inoltre perché hanno vissuto in ambienti totalmente diversi, tanto da avere mutato molte caratteristiche non più comuni. Inoltre non esistevano, al momento in cui ha dato inizio ai suoi lavori, studi attendibili sui lupi in special modo su quelli dell’Asia, che con grande probabilità sono quelli che hanno fornito il primo “lupetto” per l’addomesticamento del successivo cane.

Gli sciacalli, perché pur assodato che non sono all’origine della nascita del cane domestico (come inizialmente ritenuto da Lorenz), sempre canidi sono e potevano dare spunto ad osservazioni comparative anche se gli stessi sciacalli sono suddivisi in 19 sottogruppi.

Ebbe cosi inizio la sua sperimentazione con l’ibridazione fra un dingo e una elkhound con risultati notevoli. I prodotti ottenuti furono cani veramente ben sviluppati e con un comportamento da vero cane selvatico. A seguito di “pasticciare” nacque Stina, la disperazione del nostro autore! Il quale ebbe però modo di confermare quella che era stata una scoperta dei fratelli Heck, noti zoologi tedeschi, e cioè, incrociando un animale domestico con uno selvaggio, scaturiscono nei prodotti aspetti sconosciuti ai due genitori, cioè si assiste ad una “rigenerazione o riattivazione” di geni e conseguentemente di caratteristiche fisiche e comportamentali antiche!

Stina, l’insuccesso di Trumler, è l’esempio palpabile di questa riattivazione genetica, sia per il colore, sia per la “bassezza” della statura, sia per i comportamenti selvatici e l’assoluta mancanza di interesse per il genere umano (rispetto?).

Poi, a seguito di ulteriori ibridazioni, scoprì che insistendo nella consanguineità venivano fuori cuccioli non in grado di sopravvivere e che sopravvivevano soltanto se interveniva l’uomo con integratori medicine e cure!
La conclusione a cui giunse fu abbastanza singolare per il modo odierno e buonista di vedere le cose, che confonde l’amore per gli animali con la fobia dell’amore per gli animali. Infatti solo così si spiegano le malattie genetiche per i Golden ben conosciute, che possono essere veramente combattute se, oltre che a studiare gli incroci, si escludessero gli interventi umani di “salvataggio”. Oggi si legge che per fare una cucciolata occorre un visibilio di cose, di attenzioni e di cure, incominciando dal luogo che deve essere riscaldato, da una cuccia parto che deve garantire misure di sicurezza, dalla presenza dell’uomo giorno e notte perché la cagna potrebbe schiacciare i cuccioli, dalla nutrizione speciale della madre prima del parto e durante l’allattamento, integratori per i neonati ecc..

Non solo, anche i cani tarati, che la mamma scarta rifiutandosi di pulirli e allattarli, vengono artificialmente svezzati, ma cosa daranno del loro asfittico patrimonio genetico al proprietario (cure, spese, attenzioni particolari, alimentazione superspecifica e comunque malattie e deficienze anche autoimmuni, si pensi a quanti nostri cani sono affetti da allergie alimentari!!!)  e, dio ce ne scampi, se venissero ammessi anche alla riproduzione e perché no, se la Sciura Maria desidera un nipotino?

Oggi è cosa normale, intesa nel senso comune, di allevare cani con gravi deficienze che in natura non avrebbero nessuna chance di sopravvivenza, ma per quale fine? Con tutti i cani abbandonati e sani che ci sono dobbiamo accanirci ad allevare cani gravemente compromessi? Ha veramente un senso? Io non critico chi si danna l’anima e il portafoglio per salvare i cani, cerco di capire che utilità, vantaggio o necessità ci sia nell’allevare un cucciolo cieco o che perde orina, o che ha una grave malformazione cardiaca.

Al di là di un senso morale di volere fare del bene, ma veramente facciamo del bene ad esseri che presentano delle tare? Si lo so che questi cani fanno una vita quasi normale, ma un quasi normale della vita che abbiamo stabilito noi, non la natura! Se dovessero svolgere una qualche attività per la quale sono stati pensati non avrebbero chance di sopravvivenza. Ve lo immaginate un cane segugio cardiopatico? O anche solamente affetto da displasia grave?

Certo se hai un cane fai di tutto per curarlo, se si paralizza certo che compri un carretto per farlo deambulare o gli fornisci i farmaci e le cure necessarie, ma se manco lo conosci cosa spinge a far sopravvivere un cane di venti giorni che non sarebbe in grado di farlo senza l’aiuto umano?

L’interesse del venditore? Un mal compreso senso del bene? Sono grato di risposte sul punto, visto che in molte parti del mondo esiste una legislazione sulla eutanasia per gli uomini ed oggi anche  in Italia si grida per averla!  Sono d’accordo che oggi non ha senso mutilare le orecchie ad un cane per evitare che venga morso dal lupo e non sia in grado di difendere un gregge, ma che senso ha allevarlo se è gravemente tarato?

Concludo con le sue parole: “Amare gli animali non consiste nell’allevare degli storpi ma evitare che esistano”.

Prima di passare al comportamento del cane, oggetto dello studio,  Trumler spiega quali e quante mutazioni ha potuto apportare ai suoi cani, tanto che nell’arco di tre generazioni ha avuto mutazione della statura verso il basso, mutazioni del colore del pelo in sfumature e toni del lupo e dello sciacallo di cui prima non c’era traccia, compreso il quasi bianco ed il quasi nero e l’albicocca. Comunque la cosa che più lo sbalordì, fu la differenza di carattere dei singoli cani e l’assoluta impossibilità di capire anticipatamente quale sarebbe stato il loro futuro comportamento!

Le  sue sono ricerche complesse che qui non hanno interesse, se non per significare la serietà degli studi portati avanti.

Le indagini proseguono sulle mutazioni, sul polimorfismo, sulla genetica, sull’accrescimento, sui primi momenti di vita, sul peso, sulla fase vegetativa, sugli schemi motori, sui sensi, sui comportamenti fra cuccioli, sulla fase della transizione, sull’olfatto, sulle coordinazioni ereditarie e sull’apprendimento!

Vi assicuro che ogni fase è un mondo affascinante e molti potrebbero comprendere perché il loro Fido dorme in strane posizioni!

Ma due parole devono essere spese sulla fase della transizione perché rappresenta una fase sconosciuta ai più: essa si verifica quando il cucciolo apre per la prima volta le palpebre e “vede” il mondo di solito entro il 21esimo giorno, anche se la norma va fra il 12 e il 15esimo giorno ed entro il 21esimo deve essere completamente sviluppata, dopo tale data se il cucciolo continua a girare intorno vuol dire solo una cosa che è cieco!

Continua


 

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